scritto da Valeria AlidiCorvo
Tsukasa Hojo è uno dei mangaka che hanno fatto parte della mia infanzia ed ha contribuito in modo importante ad avvicinarmi al mondo del manga; inutile dire che mi è immensamente caro, motivo per il quale vorrei farvelo scoprire, se non lo conoscete già.
Hojo nasce il 5 marzo 1959 a Kokura, Kitakyushu, in Giappone.
Studia Design Tecnico presso l’Università Kyushu Sangyo, dove inizia a disegnare manga; prima di ottenere successo con le sue serie nel 1981, lavora su diverse storie brevi e autoconclusive.
Questo autore ha avuto un’influenza significativa nel mondo del fumetto giapponese, grazie soprattutto alle sue opere più celebri, City Hunter e Cat’s Eye, che hanno reso il manga un fenomeno culturale globale; ancora oggi Tsukasa Hojo continua a essere un mangaka amato a livello internazionale, grazie alla sua capacità di creare personaggi memorabili e storie che ti tengono incollato alle pagine.
Tra i suoi allievi ed ex assistenti più noti c’è Takehiko Inoue, celebre creatore di “Slam Dunk” e “Vagabond“, dal disegno inconfondibile.
Le opere di questo artista hanno contribuito a creare un legame tra il Giappone e il resto del mondo attraverso il manga: si pensi che City Hunter è stato tradotto in numerosi Paesi, oltre ad aver ricevuto molti adattamenti anime e live action – per dirne un paio, Ryo Saeba è stato interpretato da Jackie Chan nel 1993 e da Ryohei Suzuki nel 2024.
Stile di disegno e innovazione narrativa
Lo stile di disegno di Hojo è caratterizzato da un elevato realismo, con personaggi ben proporzionati e scene dettagliate minuziosamente; in alcune foto di archivio è possibile vedere come, sulla parete di fianco alla sua scrivania, siano appese repliche di armi e altri oggetti utilizzati all’interno dei suoi lavori, senza tralasciarne i dettagli; la capacità di questo autore di creare scene dinamiche e dettagliate ha stabilito uno standard qualitativo elevato per il manga giapponese.
Le sue opere sono un mix unico di azione, commedia e dramma: spesso troviamo scene rocambolesche e surreali, con espressioni esagerate che portano un tocco di leggerezza alle storie, meno banali di quello che sembra.
City Hunter, in particolare, è stato un titolo pioniere nel genere degli sweepers (spazzini), dove personaggi come Ryo Saeba combinano abilità di combattimento, riflessi sovrumani e un forte senso dell’umorismo che rendono la storia dinamica e scorrevole.
Questo mix è stato d’ispirazione a numerosi autori successivi, che hanno sperimentato nuove combinazioni di elementi narrativi all’interno delle proprie serie.
Come le Clamp, Tsukasa Hojo è noto per inserire frequentemente un cameo di personaggi delle sue opere precedenti in quelle successive, creando così un legame tra le diverse storie.
Le opere principali
Tsukasa Hojo non ha scritto solo i seguenti lavori, anzi: vanta un dicreto numero di titoli a curriculum ( 13, se ben ricordo), ma di sicuro i tre sono quelli che più hanno contribuito al suo successo; come per tutti gli autori degli anni ‘80/’90 oggi alcune serie non si trovano più facilmente, ma queste tre sono le più popolari, tanto da meritare – almeno le prime due – una ristampa.
Cat’s Eye
Serializzato su Weekly Shōnen Jump dal 1981 al 1985, questa serie segue le avventure di tre sorelle: Hiromi, Rui e Ai Kisugi; di giorno le ragazze gestiscono un caffè nel centro di Tokyo, mentre di notte si dedicano alla loro seconda attività: fare le ladre di opere d’arte, con lo pseudonimo di “Cat’s Eye”.
Le tre sorelle non sono ladre per arricchirsi: il loro scopo è quello di recuperare le creazioni del padre pittore, scomparso misteriosamente; attraverso i quadri lasciati dal padre, le ladre sperano di raccogliere tutti gli indizi per ritrovarlo.
Ma come per ogni atto criminale, la legge esige applicazione: per contrastare l’operato del trio, la Polizia Metropolitana di Tokyo istituisce una task force di cui fa parte anche l’ispettore Toshio Utsumi… che è il fidanzato, innamorato perso, di Hiromi!
Riusciranno le tre ladre a ritrovare il padre e mantenere il loro segreto?
Se volete scoprirlo, vi suggerisco di dare una possibilità alla nuova edizione di questo manga, che uscirà – salvo imprevisti – a Febbraio di quest’anno, per Planet Manga.
City Hunter
Serializzato su Weekly Shōnen Jump dal 1985 al 1991, questa serie segue le vicende di Ryo Saeba, un mercenario che lavora a Shinjuku come “sweeper“, ovvero come spazzino; offre i suoi servizi a chi ha bisogno di protezione o di investigazioni speciali.
Per contattarlo, bisogna scrivere una precisa formula sul tabellone degli annunci presente alla stazione di Shinjuku: “XYZ”; una volta fatto, il famigerato sweeper verrà in vostro aiuto.
Ryo è famoso sia per le sue abilità eccezionali nel combattimento e di tiratore scelto, sia per il suo atteggiamento da donnaiolo incallito, tenuto a freno dalla socia Kaori Makimura, sorella minore di un suo caro amico, che gliel’ha affidata in punto di morte.
City Hunter è un manga episodico, ma Tsukasa Hojo non perde quello che è il filone principale e ci porta a svelare mano a mano tutti i misteri di questa storia che all’inizio ci sembreranno irrisolti, compreso il difficile passato di Saeba; in alcuni episodi non manca nemmeno la critica sociale e l’amaro dilemma tra ciò che è giusto, e i limiti che la legge e la società impongono.
Angel Heart
Serie spin-off di City Hunter, serializzata su Weekly Comic Bunch dal 2001 al 2010 e poi su Monthly Comic Zenon dal 2010 al 2017; credo sia anche una delle opere più controverse dato che la storia è una sorta di proseguo di City Hunter, dove però scompare uno dei protagonisti che tanto abbiamo amato: Kaori Makimura.
La morte di Kaori non è vana: il suo cuore viene trapiantato nel corpo di una ragazza soldato, che travolta dai sentimenti infusi in lei dal cuore di Kaori sente l’irrefrenabile bisogno di tornare a Shinjuku e di trovare Saeba; anche se lei non sa chi sia, il cuore di Kaori conserva tutte le memorie legate a Ryo e vuole tornare nei luoghi e dalle persone che ama.
E’ un titolo che intreccia azione, elaborazione del lutto, ricerca di sé stessi e l’immancabile umorismo che contraddistingue Tsukasa Hojo, il tutto disegnato con un tratto più maturo rispetto ai precedenti lavori, esaltando forse ancora di più il realismo dell’autore.