Alla scoperta di Jiro Taniguchi

scritto da Camilla Luna Franceschini

Jiro Taniguchi è stato un fumettista estremamente eclettico che ha spaziato moltissimo tra i generi ma il tratto comune rimane il realismo delle azioni, l’eleganza del tratto e la capacità di scavare nell’animo di personaggi che spesso cercano di affrontare traumi del passato. 

Ha avuto molto successo in Europa per il suo approccio intimista al racconto e per lo stile che utilizza inquadrature quasi cinematografiche che si adattano bene sia a scene movimentate  sia a scene quotidiane.

L’artista si distingue inoltre per la sua abilità nel comunicare al lettore ogni tipo di sensazione familiari, stimolando anche altri sensi come il gusto, l’olfatto (Gourmet ne è l’esempio più lampante) ed il tatto, che più della vista sono collegati alla memoria, facendo entrare il lettore nella vita e mente dei personaggi. In questo modo riesce a dipingere la quotidianità in maniera estremamente poetica attingendo alla tavolozza dei sentimenti, descrivendone, così, le sue piccole gioie ed i suoi dolori più forti.

Sinceramente vi consiglio tutte le sue opere perché spazia così tanto tra i generi da essere adatto a tutti i gusti, però in questo momento ve ne riporto solo alcune. Partiamo da Quartieri Lontani. Quest’opera è fortemente basata sulla nostalgia, che affonda le sue radici nella memoria che con il tempo può distorcere le emozioni e riesce a sfumare tutto, anche il dolore, trasformando il tutto in viaggi onirici nel regno del ricordo. Il protagonista Hiroshi Nakahara, classico salarymen che si ritrova per sbaglio, dopo una notte passata a bere dopo il lavoro, su uno treno diretto a Tottori, la sua città natale. Arrivato a Tottori, durante la visita alla tomba della madre, finisce per addormentarsi e al suo risveglio si ritrova nel passato, tornato quattordicenne durante l’estate in cui il padre abbandonò la sua famiglia.

L’intero ciclo narrativo si svolge dunque sul racconto delle esperienze adolescenziali, rivissute, però con la consapevolezza di un adulto che lo porta ad analizzare più attentamente gli eventi che segnarono quell’estate, anche se la nostalgia ricopre, come un velo leggero, tutti momenti.

Questo viaggio nell’adolescenza del protagonista, dalla forte connotazione autobiografica, è un viaggio nell’animo umano, con tutti i suoi pensieri travagliati ed emozioni reali che il lettore può sentire sulla propria pelle; un vasto ed interminabile paesaggio di quanto lo spettro delle sensazioni possa anche distorcere la realtà ed avere delle conseguenze anche nella nostra visione del mondo da adulti.

Al tempo di papà ambientata, prevalentemente, nel Giappone del dopo-guerra, ha come protagonista Youichi e il suo confronto con la figura paterna che non aveva mai veramente compreso, tra odio e affetto. La storia, che parte dalla morte del padre e dalla veglia funebre in cui i vari parenti e amici raccontano storie sul defunto, è composta da vari flash-back in cui Youichi rivede i propri ricordi assieme a nuovi racconti, da altri punti di vista, che ora riesce a comprendere e gli fanno apprezzare gli sforzi del padre ma che da bambino, glielo resero ostile. Ricordi come il divorzio e l’abbandono della madre, la dedizione del padre al suo lavoro o lo stesso desiderio di Youichi di lasciare il paese natio abbandonando la famiglia; paese che poi, nonostante la fuga, lo accoglie assieme alle persone con cui viveva e che non l’hanno mai dimenticato.

L’opera non presenta sequenze spettacolari o audaci colpi di scena, sono solo persone comuni, difficoltà normali, e i normali problemi nei rapporti familiari; la storia prosegue gradatamente, proseguendo attraverso la vita di Youichi e della sua famiglia. Un meraviglioso piccolo spaccato sul Giappone del dopoguerra e sulle famiglie in generale, oltre che sulla crescita dell’uomo nel tempo, con le proprie contraddizioni e convinzioni.

L’olmo e altri racconti è una raccolta di 8 storie, indipendenti fra loro, con la collaborazione dello scrittore Ryuichiro Utsumi. Ogni storia analizza nel dettaglio la psicologia dei protagonisti e come sia influenzata dalla società giapponese. Le sue regole, infatti, fanno da sfondo a tutte le storie: in Giappone, una società tradizionale e rigida, sono presenti tutta una serie di norme sociali, del buon vicinato, del rapporto tra familiari, del rigido comportamento sul lavoro; un sistema che garantisce un certo ordine sociale ma allo stesso tempo è estremamente duro verso chi devia dalle sue imposizioni, che vorrebbe sottrarsene senza vivere con il peso delle aspettative altrui e della forte ipocrisia. 

I temi trattati variano da storia a storia, dall’episodio di apertura “L’olmo” in cui un anziana famiglia si ritrova a fare i conti con il desiderio dei vicini di tagliare l’albero, all’ultimo in cui si esamina la difficile situazione degli stranieri in Giappone e la distanza creata dalle differenze di lingua e di cultura. Anche qui ritroviamo l’assenza di spettacolari colpi di scena in favore di un approccio più morbido, basato sull’attenzione alla quotidianità, non priva di problemi e difficoltà, senza il bisogno di andare nello straordinario per raccontarle.

Un cielo radioso racconta della storia di Takuya è un ragazzo giovane e audace con una grande passione per il motocross, che, però, lo porta ad incrociare la strada di Kazuiro Kubota, marito e padre affettuoso e premuroso, che, a causa dell’elevata mole di lavoro, ha un malore durante la guida, facendolo sbandare ed investire il giovane ragazzo. Nei giorni seguenti il giovane esce incredibilmente dal coma, mentre l’uomo non riesce a salvarsi. Lo spirito dell’uomo, però, riesce a liberarsi e si ritrova all’interno del giovane. Decide così di rivedere la moglie e la figlia per scusarsi e dirgli addio, prima di restituire il corpo a Takuya.

La storia dopo il movimentato inizio riprende i morbidi e onirici ritmi dell’autore, mantenendo però una costante evoluzione che impedisce al lettore di staccarsi dal volume.

Tutta l’opera tende a ricordarci di cogliere ogni momento, senza dimenticare di apprezzare ogni persona che amiamo, anche nei momenti più difficili. E poi nel momento in cui l’uomo decide di dare qualche dritta al ragazzo, per sdebitarsi di aver utilizzato il suo corpo, l’autore sembra voler rivolgersi direttamente ai più giovani lettori,  ricordandogli l’importanza della vita, che va goduta in maniera spensierata sì, ma non superficiale.

Ed infine Blanca, storia con la quale è forse più conosciuto al grande pubblico. Ambientato in un clima ispirato a quello della Guerra Fredda, le vicende del racconto si svolgono nelle lande del Canada e dell’Alaska dove Blanca, un lupo dal pelo bianco, viene modificato geneticamente dal suo stesso padrone, il professor Liapukowa. Questo esperimento viene realizzato sotto l’imposizione degli Americani che da anni ormai, nei laboratori di ingegneria genetica, cercano di realizzare numerosi progetti per avere la meglio sui Sovietici.

Da questi esperimenti sull’animale uscirà un cane perfettamente adattato alla guerra, con capacità straordinarie come grande potenza, riflessi eccezionali, velocità e percezioni psichiche. I sentimenti di Blanca restano però immutati, il suo unico desiderio è infatti quello di poter tornare a casa dalla sua amata Patricia, nipote del professore. Proprio per questo motivo, pentito degli esperimenti svolti sul suo cane, il professor Liapukowa aiuterà Blanca a fuggire dal laboratorio. L’animale, potenziato e rafforzato dall’ingegneria genetica, inizierà una disperata corsa tra le lande gelide del Nord America per raggiungere la sua tanto desiderata casa a New York. Riuscirà nell’intento o gli Americani faranno di tutto per evitarlo?

Un’opera che si differenzia dalle precedenti perché ricca di tensione e momenti di suspense, una sorta di storia di spionaggio con questioni etico-morali sempre dietro l’angolo, la psiche dei personaggi non viene mai tralasciata ma approfondita nel dettaglio, coinvolgendo il lettore nelle difficoltà e conflitti interiori dei personaggi.